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Questo Museo ci Insegna una Lezione Importante

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Seconda Occasione Per Gli Oggetti Flop Del Mercato

Quanti nuovi prodotti escono sul mercato ogni giorno?

Quanti di loro ne sconvolgono il delicato equilibrio?

E quanti, invece, vengono posti nel dimenticatoio, mentre i loro designer tentano di nascondersi dietro la propria scrivania?

Samuel West ha deciso di dare una risposta concreta all’ultima domanda in questione, attraverso un bizzarro museo degli “epic fail” aziendali, il Museo del Fallimento.

La collezione aprirà i battenti al pubblico, in forma del tutto gratuita, il 7 giugno 2017, nella città di Helsingborg, in Svezia.

Ogni oggetto presente nell’esposizione appartiene proprio al fondatore, il quale ne ha raccolti più di sessanta e ognuno di essi rappresenta una parte di storia che l’azienda produttrice vorrebbe cancellare dai propri archivi.

Ecco quindi di seguito alcuni prodotti genialmente non-intuitivi che non hanno avuto l’opportunità di spiccare il volo.

CocaCola II: The New Coke

Il marchio Coca Cola merita un posto d’onore tra i prodotti flop, attraverso la nascita, nel 1984, della Coke II, una sorta di 2.0 che avrebbe dovuto sostituire la sua predecessora, per soddisfare le continue richieste di novità del mercato. Purtroppo per l’azienda, i consumatori in questo caso volevano tenersi ben stretti la vecchia amica classica, la quale nel 1985 venne reinserita nel mercato, mettendo al tappeto la 2.0.

Lasagne Colgate: Dentifricio a Tavola

Come non poter citare la lasagna surgelata marchiata Colgate, nata negli anni ‘80. E no, non si trattava di una lasagna dove al posto della besciamella era presente il dentifricio, ma di una lasagna a tutti gli effetti! Tuttavia non riuscì a catturare l’attenzione dei clienti, i quali evidentemente restarono fedeli alla cucina della mamma.

Apple Newton: Nonno dell’IPad

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Anche il colosso internazionale Apple ebbe un proprio insuccesso. Nel 1993 venne lanciato sul mercato l’Apple Newton, un palmare che avrebbe dovuto stravolgere il mercato tecnologico dell’epoca. Tuttavia, l’unica cosa che riuscì a stravolgere fu la collera di Steve Jobs, il quale, una volta tornato alla direzione dell’azienda nel 1998, lo blindò nello scantinato di casa propria.

Blockbuster: L’Epoca di Internet

Probabilmente con un tocco di cattiveria, Steven inserirà anche il marchio Blockbuster, compagnia di noleggio film. Quest’ultima chiuse i battenti nel 2010: non a causa di un personale fallimento, ma dall’inarrestabile avvento dello streaming online.

CocaCola Blak: The New-New Coke

La Coca cola, evidentemente non soddisfatta di un singolo fallimento, decise di cimentarsi nella Coke Blak. Si trattava di una bevanda rilasciata nel 2006 che presentava una miscela del classico prodotto con il caffè. Tra lamentele per la troppa caffeina e per la mancata coesione di gusti, due anni dopo la vendita venne bloccata.

Nella categoria “oggetti dell’altro mondo” si possono senz’altro inserire svariati cimeli:

CueCat: Gatto Intelligente (Ma Non Troppo)

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Nel 2000 nacque il Cuecat, un lettore di codici a barre dalla forma di un grazioso micio, di modo da poter risalire al sito desiderato senza dover digitare l’URL. Probabilmente il pubblicò apprezzò di più la tastiera.

Hot Road: Fragranza di Pneumatici

Non tralasciamo l’intensa fragranza per uomo rilasciata nel 1996 dalla Harley Davidson, elaborata su misura per i propri centauri. La casa motociclistica però puntò sulla categoria di uomini meno incline all’uso del profumo, segnando un altro punto nella classifica dei fallimenti storici.

Twitter Peek: ChipChip

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Ultimo, ma non ultimo (c’è sempre peggio al peggio) è il Twitter Peek: un dispositivo mobile lanciato nel 2009 dalla società Peek, il cui unico scopo era letteralmente “cinguettare”, ossia twittare sull’omonimo social, alla modica cifra di 200 dollari. I consumatori preferirono andare al parco ad ascoltare gli usignoli.

Ecco quindi alcuni simpatici oggetti che saranno presenti in questa mostra.

Ciò che è fondamentale sottolineare è l’intenzione del proprio fondatore, il quale non vuol tentare di deridere questi progetti. Bensì, facendo proprio il motto “il fallimento è necessario per l’innovazione”, intende far comprendere che è inevitabile, in un mondo di molti successi, avere alle spalle alcuni fallimenti. Perché sono la prova del fatto di aver imparato da essi.

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