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Home | Energie Rinnovabili | Petrolio: in 10 anni potremmo dirgli addio
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Il petrolio è diventato, dall’invenzione del motore a scoppio, la principale fonte energetica degli ultimi 30 anni, impiegandoci poco più di 15 a diventare tale.
Questo dato è molto interessante, soprattutto se confrontato con i precedenti passaggi nella storia dell’energia da una fonte ad un altra.
A sollevare queste ipotesi è il professor Benjamin Sovacool, direttore del think tank Sussex Energy Group dell’università inglese del Sussex, il quale afferma anche che i governi sono gli unici con il potere di portare tali cambiamenti nel mondo, e che i tempi necessari sono molto inferiori a quanto si creda.
Il suo lavoro prende in esame i tempi impiegati dalle precedenti fasi di transizione energetica.
Il passaggio dal legno al carbone ha richiesto, in Europa, tra i 90 e i 160 anni, in un periodo in cui non esisteva nè il telefono, nè le tipologie di trasporti a cui siamo abituati.
Perché l’elettricità divenisse di uso comune sono stati sufficienti tra i 47 e i 69 anni, in un periodo di fermento per una nuova invenzione che portava intrascurabili novità nella vita di tutti i giorni, ma che ancora non disponeva di alcun metodo particolare di comunicazione che non fosse la posta tradizionale.
Oggi, la minaccia del cambiamento climatico, unita al progressivo e imminente esaurimento delle risorse, potrebbe accorciare notevolmente i tempi di uscita dai combustibili fossili, con un corrispondente rapido passaggio alle energie rinnovabili e pulite.
Questo sarebbe possibile anche grazie al telefono e a internet, insieme all’ormai ovvio sviluppo tecnologico che caratterizza le società più civilizzate, perchè nell’era dell’informazione e della socializzazione ogni notizia scorre più liberamente.
Negli ultimi anni alcuni governi hanno intervenito con forza per incentivare questo cambio di rotta, infatti dal 2003 al 2014 la provincia canadese dell’Ontario è riuscita ad eliminare il carbone dal suo mix energetico.
L’Indonesia invece, in soli 3 anni, ha cambiato il suo sistema di riscaldamento, passando dal Kerosene al Gpl, e in Francia il nucleare è passato a coprire dal 4 al 40% del fabbisogno dal 1970 al 1982.
Questo per dimostrare che la transizione è libera di avvenire, e potrebbe essere molto più breve delle precedenti. L’unico punto a suo sfavore sarebbe il libero mercato. Se infatti la scelta si lasciasse a governi affidabili, questi potrebbero invertire le tendenze “fossili” in pochi anni per l’intero paese, cosa che è già avvenuta nel mondo come appena visto.
“La tradizionale idea che le transizioni energetiche si protraggano per lungo tempo, spesso decenni o secoli, non è sempre supportata da prove”, ha detto il professore del Sussex.
A detta dello stesso professor Sovacool però, se si lascerà tale transizione al libero mercato i tempi saranno lunghi, e forse più lunghi di quanto ci possiamo permettere.
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