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Un grosso problema sorto insieme alle tecnologie di oggi è rappresentato dalle batterie. La durata è sempre inferiore rispetto alla nostra esigenza, sono difficili da smaltire e spesso sono care. Per le case ci sono soluzioni innovative come la PowerWall 2 di Tesla, ma per i dispositivi portatili?
Nel mondo stanno nascendo decine di prototipi (vedi Batterie del Futuro 1 e Batterie del Futuro 2) e negli Stati Uniti, presso la Binghamton University di New York, una squadra di ricercatori guidata da Seokheun Choi ha ideato un curioso prototipo.
Il team ha sfruttato i precedenti studi di inizio anno del professor Choi sui “Papertronics”, le prime batterie di carta. Il funzionamento avviene attraverso delle gocce d’acqua contenenti dei batteri che vengono poste sulla superficie. La respirazione delle forme di vita permette la produzione di corrente elettrica, attivando la carica.
Da questo punto di partenza sono state create le batterie a saliva. Il processo ricalca quello del precedente progetto, con la differenza che i batteri si trovano già all’interno dell’apparecchio, ma sotto forma liofilizzata (privi di acqua). Sarà compito della saliva quello di attivare la produzione di energia una volta inumiditi i batteri.
Choi illustra che ci sono 2 netti punti a favore per questo oggetto:
Inoltre il suo utilizzo in futuro potrà essere ampio. Si pensa che potranno sostenere i Paesi in crescita, visto il ridotto costo e il semplice smaltimento rispetto alle loro sorelle tradizionali. Si tenterà di inserirle anche nel campo della diagnostica di malattie, dove l’elettricità richiesta non è elevata.
La quantità di energia prodotta è ancora nettamente al di sotto degli standard minimi, con una produzione di pochi microwatt per centimetro quadrato. L’obiettivo è fornire centinaia di milliwatt.
A quel punto si potrà pensare a un utilizzo su vasta scala, riuscendo a fondere capacità con sostenibilità.
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